Essere genitori dopo la diagnosi

Finalmente sappiamo che sarai un maschietto! Ed io, ti immagino già … ricciolino come papà, con gli occhioni grandi come i miei, determinato spero come lui, ma paziente come me.

Abbiamo grandi progetti sai… cambieremo città, perché il paesino non offre tanto per te, cercheremo delle scuole, quasi sicuramente andrai al nido (ho letto che lo consigliano gli esperti di educazione), e dopo chi lo sa… ti immagino felice, ti vedo pieno di amici.

Ogni bambino viene al mondo in una famiglia in cui il piccolo esiste già da mesi, in cui i genitori esistono già da tempo, in un progetto più ampio e idealizzato, di certo non reale ma presente. È per queste ragioni che l’evento diagnostico rappresenta un macigno, qualcosa di altamente inaspettato, sia che si tratti di sindromi genetiche, di disturbi del neurosviluppo, del comportamento, di autismo, di ADHD…

Conoscere le fasi di questo lungo e travagliato percorso, potrà di certo essere un primo passo verso il sentirsi parte di un processo che accomuna tante, tantissime famiglie, ingabbiate dentro pensieri e azioni assolutamente “fisiologiche”.

Primo fra tutte le fasi è l’impatto, ovvero la forte dissonanza tra “il bambino dei miei sogni” e “il bambino della realtà”, il senso di disorientamento, di catastrofe che ne deriva, che investe l’intera famiglia.

Seguito dalla negazione, rappresentata dalla spasmodica ricerca di informazioni che possano smentire la notizia appena ricevuta; è qui che si leggono pagine e pagine online, si consultano tantissimi esperti, con la speranza che quanto scritto non rappresenti il vero.

Nel frattempo si fa spazio alle emozioni legate alla consapevolezza della diagnosi da nessuno smentita: dal senso di colpa, al dolore, alla rabbia; che tutte insieme trascinano in un’altalena emotiva.

Ma col dolore poi si convive e si scopre una consapevolezza che profuma di possibilità, costruzione del futuro, quella che viene individuata come reazione attiva.

Sembra semplice ma non lo è, sembra lineare ma non lo è; ogni genitore ha il diritto di attraversare queste fasi, di fare delle soste, di tornare allo step precedente e di riposare nei pensieri profondi.

M: ti sarà crollato il mondo addosso, ma vi vedo Belli e Combattivi

L: ogni giorno spazzo via piccoli frantumi, ma oggi ho costruito un bel vaso con i cocci, oggi il mio vaso è per me, più bello degli altri, oggi non lo cambierei con nessun altro vaso al mondo.

Ogni famiglia ha il diritto di avere uno spazio proprio, di essere accompagnata in questo lungo e ricchissimo viaggio! 

Bibliografia:

  • Doka, K.J., (1993), Living with life-treathening illness: a guide for patiens, their families and caregivers,Lexington Books, New York;
  • Lecciso F., Petrocchi S., (2012) Il figlio nella mente della madre. Strumenti di analisi della relazione e della reazione alla diagnosi in caso di malattia cronica infantile. Roma: Aracne Editore;